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venerdì 13 maggio 2016

LA GUARIGIONE SPIRITUALE SECONDO GLI INDIANI D’AMERICA


I nativi del nord America usano bruciare alcune piante a scopo cerimoniale e nei riti di guarigione. E’ anche una forma di aromaterapia.

Certamente una delle piante più utilizzate a questi scopi è la GLICERIA (HIEROCLOE ODORATA), con cui formano lunghe trecce che si possono bruciare, ma anche indossare o riporre come offerta sugli altari. Spesso il suo fumo si unisce al vapore acqueo nelle capanne sudatorie. Come i nostri incensi comuni, si ritiene che il fumo abbia un’azione purificatrice: l’intento non è di inalare il fumo ma di immergersi in esso per favorire le attività spirituali. La GLICERIA ha un leggero effetto soporifico, l’aroma ricorda la vaniglia e, secondo alcuni, favorisce gli stati meditativi.

mercoledì 13 aprile 2016

La malattia e la Guarigione nella cultura sciamanica



Lo sciamano nel suo lavoro di aiuto, deve  fare innanzitutto una diagnosi di ciò che affligge il paziente. Per far questo deve entrare deliberatamente nell’altra dimensione per “vederele cause ultime della malattia, per ottenere dai suoi spiriti aiutanti  l’indicazione dell’animale, della pianta e dei poteri per mettere in moto quello che occorre al fine di neutralizzare tali cause a livello energetico e spirituale.

mercoledì 3 settembre 2014

RITI SCIAMANICI: La cerimonia del peyote tra i Nativi Americani












Fin dall’alba della civiltà la religione ha sempre ricoperto un ruolo molto importante nella vita dell’uomo.
Ha viaggiato di pari passo con la comparsa sul nostro pianeta delle prime creature appartenenti al genere umano, e si è moltiplicata nei suoi numerosi culti, servendo da scudo contro le forze del male. 

La religione ha fornito agli antichi guerrieri armi efficaci quanto incredibili per combattere le altre tribù, esercitando un influsso sinistro sul nemico. Nel 1870 la religione apparve tra gli indiani delle pianure in una forma fino ad allora sconosciuta chiamata “Peyotismo”, anche se già nel 1560 gli spagnoli giunti da poco in Messico scoprirono che i nativi si nutrivano di una “radice diabolica”.
Il peyote era al centro di un culto che si diffuse anche tra gli indiani del Sud e del Sudovest. I missionari si opposero al suo utilizzo e stigmatizzarono questo rito come diabolico e blasfemo, a causa delle allucinazioni provocate dalla droga che generavano le visioni, portando l’individuo in un regno spirituale al di là del mondo reale, in un paradiso insolito e surreale che nulla aveva a che fare con l’esistenza materiale.
 

Sembra che sotto l’effetto di questa droga i nativi riuscissero a stabilire un rapporto intimo e profondo con le forze spirituali.