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lunedì 2 febbraio 2015

I mondi segreti dello Sciamano,Il simbolo cosmico dell’Yggdrasil










Le esperienze di Visione dello Sciamano nel suo viaggio interiore tra i mondi della cosmologia druidica






La Visione e la ricerca interiore dello Sciamano

L’antico druidismo prendeva a riferimento la Natura come la manifestazione di un mistero mistico che si esprimeva attraverso la poesia dei grandi spazi verdi di Madre Terra e del cielo stellato.
Attraverso l’esperienza di rapporto con la Natura, lo sciamanesimo druidico aveva sviluppato una spiritualità naturale che poneva l’individuo come interlocutore libero e senza intermediari nei confronti del segreto che anima l’esistenza.
Un’esistenza intesa come una identità fenomenica che trascendeva il visibile ordinario prodotto dai sensi e veniva concepita in una qualità invisibile e immateriale che era identificata nella cosmologia mistica dello Shan.


L’antico sciamanesimo druidico contemplava che non tutti fossero in grado di percepire questa qualità trascendente dell’esistenza. Quanti sentivano l’impulso interiore di conoscere e di partecipare a questa dimensione trascendente erano consapevoli che rispondere ad esso significava trovare il senso reale della propria esistenza e gli strumenti utili per realizzare il benessere e l’armonia di vita. Per questo motivo i particolari individui che si distinguevano dagli altri cercavano esperienze che fossero in grado di portarli al di fuori dell’apparente immobilismo della materia prodotto dall’inganno dei sensi.
In questo modo si evidenziava la figura specifica dello Sciamano, che oggi potremmo definire con il termine di filosofo, ricercatore o alchimista.

La sua ricerca interiore e l’esplorazione del mistero rappresentato dalla manifestazione della Natura avveniva attraverso una precisa esperienza che viene conosciuta ancora oggi come il “viaggio sciamanico”. Un viaggio interiore condotto attraverso una serie di esperienze attraverso le quali poter ottenere specifiche modalità di “Visione interiore” che portassero ad affacciarsi sui vari mondi dell’esistenza.

Mondi che, riferiti ai tre piani di interpretazione umana della natura dello Shan, si identificavano nel “Mondo Inferiore”, nel “Mondo di Mezzo” e nel “Mondo Superiore”.




 
rappresentazione dei piani dell'Yggdrasil




Il simbolo cosmico dell’Yggdrasil
L’antico sciamanesimo druidico esprimeva il viaggio dello Sciamano attraverso i mondi dell’esistenza a mezzo del simbolismo dell’Yggdrasil, l’Albero cosmico della Vita. Nel suo simbolismo, molto articolato, ci sono tutti gli ambiti e gli insegnamenti segreti del “viaggio sciamanico”.

Per l’antico sciamanesimo druidico l'Yggdrasil rappresentava il cammino evolutivo dell’individuo com’era contemplato dalla mistica spirituale della mitologia druidica e costituiva un importante simbolo con cui definire l'operatività e le proprietà interiori dello Sciamano.

L'Yggdrasil, nella cosmologia druidica, era inteso come un albero cosmico che si sviluppava tra i mondi dello Shan partendo con le sue radici dal “Mondo inferiore”, attraversando il “Mondo di mezzo” per raggiungere il “Mondo superiore”, interpretando simbolicamente il processo evolutivo insito nella Natura.

L’Yggdrasil, nelle tradizioni nordiche dell’Europa, era l’albero cosmico ai cui rami si appese Odino, lo sciamano per eccellenza, per conquistare la conoscenza manifestata dalle “rune”, e quindi la conoscenza segreta delle lamine dei Tarocchi.
L’albero era visto dominare su tutto l’universo. Le sue fronde e le sue radici si estendevano attraverso i mondi che costituiscono la cosmologia druidica dell’esistenza in cui vivono gli uomini e gli Dei. Le sue fronde raggiungevano il mondo superiore, i suoi rami abbracciano tutti e nove i mondi dell’universo, dal mondo degli Asi a quello degli Elfi, da quello degli uomini a quello dei defunti e degli gnomi.

L’antico druidismo, anche se concepiva l’esistenza come un fenomeno di natura globale e totalizzante, com’era descritto nel concetto cosmologico dello Shan, riteneva che attraverso le fasi dell’esperienza evolutiva dell’individuo era possibile distinguere quattro “mondi” diversi tra di loro in relazione all’esperienza vissuta durante il cammino evolutivo.
Era contemplato l’Annwin, la dimensione dello Shan in cui esistevano solo le potenzialità della comparsa dell’individuo. Seguiva il “Mondo di Abred” che rappresentava l’universo, anzi uno degli innumerevoli universi esistenti nello Shan, sorto dal Big bang, dove l’individuo prendeva vita e poteva esercitare i primi passi del suo stato di coscienza. Poi seguiva il “mondo di Gwenved” dove dopo la morte fisica, l’individuo poteva partecipare alla realtà dello Shan posto al cospetto della Causa Prima esaustiva a se stessa che rappresentava l’ultima dimensione definita come l’Oiw o il “Cerchio vuoto di Keugant”.





 L’Albero Sephirotico dell’esoterismo ebraico della Qabbalah che riproduce il simbolismo druidico dell’Yggdrasil



I mondi dell’Yggdrasil
Secondo l’antico druidismo, le radici dell’Yggdrasil affondano in tutto il Mondo Inferiore inanimato dell’Annwin dove hanno dimora le forze più elementari e indomabili della natura, e dove secondo lo sciamanesimo druidico si potevano trovare i cristalli di vita.
Nelle profondità del mondo inferiore le radici dell’Yggdrasil si snodano in tre diversi misteriosi domini. Presso la prima delle radici c’è la fonte del Fato o del Destino, custodita da tre donne, le “Norne”. Le tre creature, Urd, Verdanti e Skuld, sono le uniche che conoscono le vicende del passato, del presente e del futuro degli uomini e degli Dei. Esse decidono il destino di tutti gli esseri viventi, Dei compresi. Il loro compito è di preservare l’integrità dell’Yggdrasil e a questo scopo innaffiano le sue radici con l’acqua e il fango della Fonte del Fato. Le tre Norne trascorrono il tempo tessendo teli di lino oppure giocando tra di loro, mettendo in palio il destino degli uomini. Durante il giorno intagliano le Rune su tavolette di legno per dominare le forze dell’Yggdrasil e per conoscere i destini e la storia del cosmo.
La seconda radice dell’Yggdrasil ospita la fonte custodita dal gigante Mimir, che racchiude la scienza di tutte le cose, la conoscenza archetipale della Natura, a cui Odino si era rivolto per ottenere la sapienza di cui aveva bisogno per poter regnare sugli altri Dei della stirpe degli Asi.
La terza radice risiede nel Niflheim, la terra del freddo. Essa affonda nei meandri degli inferi, nelle tetre regioni dei trapassati e degli abitanti oscuri del mondo del dopo morte. È infestata dai serpenti. A capo dei serpenti c’è Niddghorr, abilissimo a rosicchiare la radice procurando fremiti all’albero. Vicino a questa radice vi è un pozzo misterioso dalla profondità infinita che comunica con altri mondi persi nell’oscurità.

le “Norne”

Il tronco immenso dell’Yggdrasil quindi si erge dalle sue radici e si eleva sviluppandosi attraverso il “Mondo di mezzo” o “Midgard”, identificabile nel Mondo di Abred, l’universo abitato dall’umanità. La “Terra di Mezzo”, è concepita come il luogo in cui Odino avrebbe creato Embla e Askr, i capostipiti del genere umano. Al centro di questa terra è posto l’Yggdrasil, l’albero della conoscenza, i cui confini sono circondati e protetti da un immenso cerchio di pietre.

La cosmologia dell’antico sciamanesimo druidico prevede che il Mondo di Abred manifesti due dimensioni di esistenza: quella invisibile della “Matchka” come propaggine del Mondo inferiore e quella fisica del “Nara”, il mondo materiale vissuto dagli esseri viventi.
Infine le fronde dell’Yggdrasil giungono al Mondo superiore, o “Mondo di Gwenved”, dove si allargano illuminate dal sole, inteso come manifestazione tangibile dell’”Oiw”, la Causa Prima, l’Innominabile, perché pronunciare il suo nome impedisce di vederlo.
Altri elementi complementari ultimano il simbolismo dell’Yggdrasil. In cima alle sue fronde è appollaiata un’aquila. Sul suo immenso tronco cosmico corre avanti e indietro lo scoiattolo Ratatosk, che rosicchiando il tronco si occupa anche di trasmettere le invettive che si scambiano dall’alto verso il basso, e viceversa, l’aquila e il drago Nidhhogghr.
Alla sua base è concepita la presenza di quattro cervi, un drago e varie serpi che tutti assieme rosicchiano le radici esposte che emergono dal terreno.

Il simbolismo dell’Yggdrasil costituisce un archetipo cosmologico presente in molte altre culture oltre a quella dei Nativi europei. Ad esempio, si può fare un evidente parallelismo tra l’Yggdrasil e il “Djed” egizio o l’”albero cosmico” degli sciamani siberiani. Si evidenzia anche il parallelismo con l’Otz Chiim, l’Albero Sephirotico dell’esoterismo ebraico della Qabbalah, che è descritto nei due testi: lo Sepher Yetzira, il libro della creazione, e lo Sepher Ha Zoar, il libro dello splendore. L’Albero Sephirotico aggiunge sulle sue fronde il simbolismo dei dieci frutti delle Sephira, che ricordano i dieci principi iniziatici del “Nardana” lasciati da Fetonte ai suoi allievi. I 22 percorsi che uniscono tra di loro le Sephira dell’albero ricordano i ventidue hat dell’Hatmar e le corrispondenti lettere dell’alfabeto sacro dello Shannar con le corrispettive rune.

Risulta infine, in comune con il simbolismo dell’Yggdrasil, la figura dell’Ein Soph ebraico, posto in cima all’albero, che riveste il ruolo dell’Oiw della tradizione druidica dei Celti.









sciamano siberiano dell’Asia




Il viaggio dello Sciamano tra i mondi dell'Yggdrasil
 
L’esperienza dello Sciamano è caratterizzata dalla Visione. Una percezione interiorizzante che viene sviluppata sul piano dell’Io consapevole e che lo pone in relazione al piano esperienziale in cui si viene a trovare durante il suo viaggio.
Nella sua esperienza di viaggio attraverso i tre mondi descritti dal simbolismo dell’Yggdrasil lo sciamano realizza varie tipologie di Visione a seconda della dimensione visitata.
Così come per ciascuna delle tipologie del viaggio sciamanico che può intraprendere lo Sciamano sono richieste precise e differenti tecniche di attuazione che si distinguono tra di loro. Tecniche che vengono insegnate dagli sciamani più esperti ai nuovi apprendisti.
Ogni viaggio sciamanico ha precise caratteristiche e richiede altrettante capacità di raccogliere la relativa Visione da parte dello Sciamano.



La visitazione del "Mondo inferiore"

La prima esperienza di viaggio che può attuare l’apprendista sciamano è indubbiamente quella della visitazione del mondo inferiore. Qui può incontrare le entità che vi dimorano, descritte dalla cosmologia della Matchka.
In questa dimensione lo sciamano può incontrare i “kuri”, esseri elementari e giocherelloni, senza grandi capacità mnemoniche, che tendono a stabilirsi in luoghi del loro mondo, coincidenti con precise zone del mondo del Nara, come particolari luoghi di montagna, di boschi, di fiumi e di laghi.
Può incontrare anche i “mnaascé”, i defunti che provengono dal Nara e che dopo il loro accesso nell’Aldilà stanno transitando verso la tappa successiva del Mondo di Gwenved in una evoluzione spirituale. Nella qualità di Mnaascé l’antico druidismo non contemplava solamente gli individui della specie umana, ma anche quelli di altre specie, dagli animali a creature di altri mondi.


 
Il disegno di un tamburo sciamanico che richiama con il suo simbolismo la complessa cosmologia dello sciamanesimo


Nel suo viaggio nel mondo della Matchka, lo sciamano può incontrare gli “erkad”, i fastidiosi predatori di energia quali sono i defunti rimasti attaccati ai loro interessi terreni del Nara, che non riescono a mettersi in cammino sul sentiero della loro evoluzione spirituale.
Ma lo sciamano può incontrare tra le creature che popolano la dimensione della Matchka anche i pericolosi “mnaaku”. Una sorta di Kuri evoluti e sapienti che non hanno in buona considerazione le creature del Nara e forse nutrono solo qualche forma di rispetto per gli sciamani che considerano loro pari. Essi potrebbero essere paragonati a terribili demoni sempre pronti a fare esperimenti sui malcapitati individui viventi nel Nara, considerato da loro come il “mondo lento di pietra”, soprattutto con gli individui che si avventurano in spericolate sedute spiritiche dove possono trasformarli in “koltan”, sorta di zombie inconsapevoli che solitamente portano le situazioni intorno a loro al disagio, alla conflittualità e a vari disastri producendo disordine tra gli esseri umani.
Poi infine lo sciamano può fare il suo incontro anche con gli “Ardra”, creature paragonabili agli angeli di certe confessioni religiose, che rappresentavano i defunti, uomini o animali, che dopo il loro cammino esperienziale attraverso la Matchka sono passati dalla “Porta della Scomparizione” per accedere al mondo di Gwenved affacciati al mistero della Causa prima o Oiw. Gli stessi che secondo la mitologia druidica della Matchka guiderebbero nei sogni e nelle azioni nel mondo ordinario del Nara la vita di quanti verserebbero nel bisogno, siano essi animali o umani.

Secondo la filosofia dell’antico druidismo, nell’esperienza della visitazione del “Mondo inferiore” lo sciamano ha anche occasione di sperimentare la conoscenza del lato oscuro della sua personalità per non celare a se stesso nulla di quanto possa nascondersi alla sua consapevolezza e non essere mai ricattabile di fronte ad ogni possibile prova. Un’esperienza comunque riservata agli sciamani più preparati e pronti a confrontarsi con se stessi senza incorrere in alcun danno di stabilità psicologica.
Nell'esperienza di viaggio condotta nel "Mondo inferiore" o "Sotterraneo" lo sciamano utilizza le facoltà autoipnotiche che si sostengono sul piano dei fenomeni onirici e che attua in maniera consapevole.
Lo Sciamano non ha bisogno di addormentarsi per iniziare il suo viaggio sciamanico. Egli induce volontariamente in se stesso uno stato di alterazione cognitiva, definito con il nome di “trance”, che attiva il suo addormentamento consapevole e lo catapulta nella dimensione onirica.
Compie così un cammino attraverso gli scenari onirici dove rimane sempre consapevole degli eventi che vive. Gli scenari onirici divengono la sostanza delle sue Visioni, in cui trova riscontro e risposte ai quesiti che possono riguardare se stesso oppure altri che si sono rivolti a lui.



Il tamburo sciamanico nepalese che riporta il simbolo del Siv’nul, l’albero dalle tre braccia della cosmologia druidica, che rappresenta l’Yggdrasil



Questa esperienza rappresenta una esplorazione interiore della sua mente basata sulle tecniche del "sogno lucido", ovvero un viaggio onirico guidato senza perdere consapevolezza, dove incontra e si intrattiene con entità con cui il suo Inconscio riesce a interagire.
Le sue visioni giungono quindi ad essere stabili e perfettamente ricordate nel momento in cui esce dal suo stato di sonno. Durante il sonno solitamente non viene mantenuto uno stato di consapevolezza e le esperienze oniriche vengono vissute in maniera passiva, subendole, e dimenticando al risveglio mattutino l'esperienza vissuta. Lo sciamano invece, mantenendo il suo stato di consapevolezza, è in grado di trarre esperienza dal suo viaggio.
La prima fase onirica in cui lo sciamano si addentra all'inizio del sonno è ancora relazionata al mondo della veglia. Una goccia d’acqua che cade da un rubinetto porta a costruire, o a “rezzare” in gergo internettiano, un’ambientazione dove il rumore si trasforma in un temporale o in una cascata d’acqua con l’accompagnamento di un coerente scenario.
Una seconda fase onirica è quella in cui nel sogno sono rivisitati gli eventi personali della giornata e si creano scenari onirici, ovvero “Visioni”, in cui si sviluppano eventuali valutazioni alternative alla loro dinamica. È la cosidetta "fase REM" del sogno.
In una terza fase onirica il cervello si connette a quello che potrebbe essere visto come una propaggine del “Mondo inferiore”, identificato dalla cosmologia druidica come il mondo della Matchka, l’aspetto disincarnato dalla materia con cui l’individuo condivide la sua esistenza fisica. Una dimensione in cui si rendono possibili facoltà ESP e contatti con le creature che abitano questo mondo.
Poi ancora, una quarta fase, verso profondità archetipali dell’Inconscio, in cui si manifestano scenari fantasmagorici, luci multicolori e paesaggi dominati da specchi d’acqua e isole, che possono rivelarsi mortali per l'incauto viaggiatore che si addentrasse e sostasse imprudentemente in questa dimensione poiché rappresenterebbe il suo ritorno al caos fenomenico e disgregante dell’Annwin.




 La visitazione del "Mondo di mezzo"
Dopo aver esplorato con profonda curiosità la dimensione del “Mondo inferiore”, la seconda esperienza di viaggio verso cui si orienta inevitabilmente l’apprendista sciamano è quella della visitazione del “Mondo di mezzo”. In pratica la dimensione dell’ordinario quotidiano in cui egli vive. Un ordinario quotidiano che alla sua esperienza di viaggio si rivela ben diverso da quanto la consuetudine sensoriale gli ha sempre mostrato.
L’apprendista sciamano si è reso conto che il suo viaggio attraverso il mondo inferiore non lo ha portato ad alcuna esperienza determinante che potesse soddisfare il richiamo particolare del trascendente, un impulso che lo distingue dagli altri e che rappresenta la fonte della sua inesauribile forza interiore. Ora guarda al mondo del quotidiano, quello che ha sempre vissuto, ma con un’esperienza diversa che ha rafforzato il suo stato di consapevolezza interiore.







La cosmologia dell’antico sciamanesimo druidico propone un assetto ben preciso del Mondo di mezzo, considerato come base della manifestazione della materia sorta dal lungo processo di evoluzione dell’universo scaturito dal Big bang.
L’universo si è strutturato in una architettura basata su una energia vibrazionale che ha consentito la base per la vita, ma che comunque presenta una certa instabilità che si evidenzia nell’incoerenza degli eventi consueti e nello scenario fisico.

Secondo la cosmologia druidica tutto è unito al tutto. L’individuo e le altre forme di vita presenti nel mondo di mezzo rappresentano forme energetiche in transito, sul cammino evolutivo che si manifesta nello Shan. Una costante comune a tutte le forme di vita è la suddivisione funzionale della sfera di ciascun individuo in tre piani di esperienza con cui tende a rapportarsi all’esistenza. Quello del corpo, riferito alla proprietà dei sensi di captare e interagire con un piano energetico che appare sotto forma di materia. Quello della mente, costituito da un irrequieto processo virtuale basato sui dati forniti dai sensi che porta ad interpretare l’esistenza attraverso pulsioni emotive e rappresentazioni immaginative sostenuta da una rappresentazione olografica che riproduce interiormente l’esistenza esterna alla sfera individuale.

Per la cosmologia druidica, in ultima analisi rimane il terzo piano quale realtà dello stato percettivo consapevole dell’individuo come suo effettivo stato di presenza e di partecipazione reale al fenomeno dell’esistenza.
Lo sciamano si rende conto che la sua dimensione individuale nel “mondo di Abred” è funzionale ai suoi primi passi nell’esistenza ed è costituita da più piani di percezione, alcuni dei quali, come il corpo e la mente, possono portarlo a perdere la percezione del vero significato della realtà, mentre solo il suo stato di Io consapevole può portarlo a dare una risposta al richiamo del trascendente.

Il suo riferimento all’esperienza del trascendente lo può portare a rendersi conto che nella manifestazione della vita, e in particolare della sua specie, esistono due attitudini esperienziali. La prima è quella manifestata dagli “hatta”, ossia di quanti focalizzano il proprio stato di consapevolezza, distinguendolo dalla rappresentazione soggettiva della mente e sono quindi portati naturalmente a percepire il Mistero mistico che è immanente nella Natura. La seconda attitudine è quella manifestata dagli “shaqa”, i quali confondono lo stato di consapevolezza con il mondo virtuale offerto dalla mente e sono quindi incapaci di accorgersi del Mistero che anima l’universo, vivendo soggiogati dalla percezione sensoriale della materia che rappresenta per loro il limite dell’esistenza, dando così origine a culture basate sull’ignoranza, sulla sofferenza e sulla superstizione.

La cosmologia druidica prevede che l’individuo, attraverso le sue esperienze nel mondo di Abred, possa evolvere sviluppando nel corso della sua intera vita quattro precise fasi: l’infanzia, l’adolescenza, la fase di adulti e quella della maturità. La cosmologia druidica prevede tuttavia che non tutti gli individui giungano al completamento della loro evoluzione, ma che molti rimangano ancorati alle caratteristiche delle loro fasi evolutive anche avanzando negli anni, rimanendo prevedibili nelle loro intenzioni e nelle loro azioni e rivestendo attitudini funzionali al loro “valore fasico”.





Il “volo sciamanico” nell’interpretazione medievale comportava l’immagine di una strega che si librava nel cielo a cavallo di una scopa.



In tal modo, lo sciamanesimo concepisce una umanità frammentata in quattro tipologie fasiche che rappresenta l’equivalente di un grande formicaio in cui ognuno ha il suo ruolo funzionale. Solamente gli “ham-bà”, coloro che si rendono conto di essere chiusi in ruoli limitanti, possono intraprendere una effettiva via evolutiva lungo il tronco dell’Yggdrasil che li porta verso le sue fronde e verso la conoscenza dell’Oiw o l’Ein Soph dell’esoterismo ebraico.

Nel viaggio attuato nel “Mondo di mezzo” lo sciamano opera attraverso la lettura percettiva della proprietà offerta dal fenomeno dell'entanglement contemplato dalla fisica quantistica. Secondo questa teoria, nell'universo tutto è collegato in una condivisione di eventi e di dati che convivono in una dimensione dove passato, presente e futuro non esistono, e in cui ogni cosa può essere accessibile e rivelata attraverso un’esperienza cognitiva. Un’architettura dell’universo che potrebbe spiegare la manifestazione dei fenomeni paranormali come la telepatia, la divinazione e l'esplorazione "extracorporea" degli spazi ordinari e dello spazio celeste.

Non si conosce ancora una strumentazione scientifica in grado di sfruttare l’entanglement in tutte le sue possibilità, ma l’antico sciamanesimo druidico concepisce che nel “Mondo di mezzo” lo sciamano possa compiere il suo “viaggio” in tutte le situazioni possibili, come ad esempio visitare luoghi lontani sulla Terra e nello spazio o viaggiare attraverso il tempo. La sua azione può spaziare nella dimensione presente e operare nel passato e nel futuro.




Una litografia ottocentesca rappresenta lo sciamano che compie il suo viaggio nel “mondo superiore”. Questa esperienza rappresenta le basi della meditazione e sancisce una divisione netta tra la pratica sciamanica legata alla superstizione e alla soggettività del mondo fisico e quella riferibile alla dimensione della realtà mistica e trascendente dello Shan.



Le possibilità offerte dall’esperienza del viaggio nel Mondo di mezzo consentirebbero, secondo le credenze dell’antico sciamanesimo druidico, di sviluppare molteplici circostanze di “visione”. Da visioni relative a situazioni personali con le indicazioni per la loro soluzione, a quelle relative a situazioni di amici e di quanti si possano rivolgere allo sciamano per chiedergli aiuto. Dalla possibile visione premonitrice di eventi che riguardano se stesso e gli altri, fino a premonizioni di grandi catastrofi.

Secondo il druidismo, lo sciamano avrebbe anche la possibilità di sviluppare la visione di altri luoghi a mezzo del distacco dal corpo per compiere viaggi sulla Terra e nel cielo fino ad altri mondi. A quasi tutti gli sciamani veniva attribuita la capacità del “volo magico”, credenza rimasta sino al medioevo, quando si credeva che le streghe, le sciamane del tempo, potessero viaggiare simbolicamente a cavallo della scopa. Si possono citare le facoltà dei medicine-men del Nord America che si trasformano in uccelli e volano, oppure Odino che secondo il mito si trasformava in vari animali.

Una ulteriore facoltà attribuita agli sciamani sarebbe quella di compiere un viaggio verso il termine della sua vita sino ad incontrare il proprio “doppio” ed avere la visione della propria morte.











La visitazione del "Mondo superiore"

L’ultima dimensione del viaggio sciamanico è quella relativa al “Mondo superiore”, il mondo rappresentato dal simbolismo dell’Yggdrasil nella sua arborescenza che si espande nel cielo e si protende verso il sole da cui riceve calore e energia vitale.
Un sole descritto anche nell’Albero Sephirotico dell’esoterismo ebraico come l’Ein Soph, la manifestazione del Mistero, della Causa Prima di ogni cosa. L’aspetto segreto ed esaustivo a se stesso della natura mistica dello Shan, l’esistenza sul piano reale e immateriale concepito dall’antico sciamanesimo druidico.




  
Il meditante nella rappresentazione del simbolismo dell’Yggdrasil interiore che, attraverso le cinque tappe esperienziali dei Nai-tah, porta lo sciamano al completamento spirituale e alla conquista del Potere interiore.

Nell'esperienza del viaggio nel “Mondo superiore” lo sciamano vive una Visione che, attraverso fasi progressive, lo porta a liberarsi dall’ipoteca della rappresentazione sensoriale del corpo e di quella immaginativa della mente, che lo limitano alla sola percezione della materia, per accedere alla qualità invisibile e immateriale dello Shan.
La visione protesa sul Mondo superiore definisce un processo di esperienza che si divide in quattro tappe: la contemplazione, la percezione, la sintonia con il mistero e lo sviluppo creativo delle potenzialità del Potere acquisito. In questa sequenza trova una particolare capacità di interazione con gli elementi del mondo superiore giungendo a sviluppare una conoscenza trascendente che lo porta ad essere in sintonia con il Mistero mistico che è l'aspetto esaustivo dello Shan.

Secondo l’antico sciamanesimo druidico l’esperienza della Visione del Mondo superiore rappresenta una precisa percezione della natura dello Shan e diviene la reale modalità di interazione con la Natura che lo sciamano può attuare. Una percezione dell’esistenza che non è più rilevata attraversi i sensi, né tantomeno attraverso l’immaginazione della mente, ma è vissuta attraverso il risveglio delle facoltà spirituali che si pongono in relazione con l’aspetto fenomenico reale che esiste al di là dell’interpretazione sensoriale e immaginativa della mente.

L’antico sciamanesimo druidico contempla l’idea che nel Mondo superiore lo sciamano possa incontrare gli Ardra, gli spiriti superiori da cui ricevere un ulteriore insegnamento diretto e le risposte ai suoi interrogativi. Un incontro che può facilitarlo, grazie alla loro guida, a procedere sul percorso per raggiungere il mondo di Gwenved in cui si rivela la natura del Vuoto a cospetto della visione di Mat, l’OIW o il “Cerchio vuoto di Keugant” della cosmologia degli antichi druidi.



Lo Sciamano realizza in tal modo l’esperienza del Nah, una Visione permanente della realtà dello Shan e la conseguente partecipazione alla sua logica fenomenica con cui vivere armonia e conoscenza. In questo caso opera al suo viaggio sciamanico attraverso la condizione del silenzio interiore, il “Sà”. Una forma di attivazione del viaggio sciamanico che, a differenza dell’esperienza implosiva della “trance” effettuata nell’esplorazione del mondo inferiore, lo pone a contatto diretto con la natura reale del Vuoto senza più la mediazione delle percezioni soggettive e incomplete del corpo e della mente.
L’esperienza del viaggio nel Mondo superiore ha portato l’antico sciamanesimo druidico a identificare nel concetto di viaggio sciamanico la pratica della meditazione e a focalizzare l’attenzione verso una dimensione nobilitante che induce lo sciamano a maturare la sua esperienza, svincolandolo dall’ipoteca determinata dalle esperienze condotte nel Mondo inferiore e in quello di mezzo.




Il bagaglio di conoscenza sviluppato nel Mondo superiore ha portato a creare una divisione netta tra la pratica sciamanica legata alla superstizione e alla soggettività del mondo fisico e quella riferibile alla dimensione della realtà mistica e trascendente dello Shan, dove le esperienze del Mondo inferiore e del Mondo di mezzo non vengono rinnegate, e anche sviluppate secondo bisogno, ma sono relativizzate a fronte dell’importanza rappresentata dalla meditazione per la crescita interiore e per il raggiungimento del Potere spirituale dello sciamano.

Lo sciamano ha modo così di divenire “vento nel vento”, simboleggiando la sua essenza spirituale nella sintonia con il piano reale di tutta l’esistenza, fonte di inesauribile benessere e potere creativo.
La meditazione giunge ad assumere nella sua sostanza e prassi il simbolismo evolutivo dell’Yggdrasil che il meditante interpreta attraverso le tappe poste sul cammino interiore del “Sentiero d’Oro”, tappe che lo portano progressivamente verso la conoscenza della natura segreta dello Shan e la partecipazione all’armonia e al benessere che esso manifesta. Un cammino che compie per se stesso e per aiutare quanti possano averne bisogno.


 giancarlobarbadoro.net

FONTE 2 




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