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venerdì 4 ottobre 2013

DEMOCRAZIA CONTRO LA NAZIONE di Corneliu Zelea Codreanu




http://readmylist.files.wordpress.com/2012/12/corneliu-zelea-codreanu-destinul-unui-nationalist-1.jpg?w=590


NOTA PERSONALE:

La cosa più sorprendente di questo testo,scritto molti anni fà,è la sua spietata lucidità, una consapevolezza e descrizione del presente, difficilmente riscontrabbile in altri testi anche odierni;
Le sue parole risuonano ancora oggi come fuoco vivo,come una fiamma che nonostante tutto continua ad ardere,e si prepara a dilagare in un incendio difficilmente gestibile.

 
Parole a dir poco profetiche, quelle di Corneliu Zelea Codreanu,che avvertivano del pericolo di quella sventura chiamata democrazia,che tocca ai popoli Europei sotto il dominio ebreo-sionista.
In esso è documentata nei minimi particolari, la distruttivita della democrazia,la sua miseria e corruzione morale che divora interi popoli,che per loro disgrazia non riescono a vedere che quella è proprio la vera origione dei loro mali.

 
La demoniocrazia è il male assoluto, voluta e creata da una elite degenerata di banchieri,che grazie ad essa,possono dominare e schiavizzare i popoli Europei e della terra intera;
Chi ha confuso la democrazia con la libertà,non ha ancora capito che la libertà appartiene agli esseri che se la prendono,e che ne sono responsabili e meritevoli,perchè la libertà è un diritto divino,e nessuno può concederla o toglierla,mentre i dementi e gli idioti non potranno mai essere liberi perchè idioti;Gli idioti non potranno mai essere liberi,ma possono essere usati per imprigionare con la loro stupidita i veri esseri liberi;

 
Allora questa è la democrazia,la libertà degli idioti di eleggere il proprio boia,la libertà dei criminali di poter sottomettere il popolo e agire indisturbati,la libertà dei corrotti di svendere e tradire il proprio popolo come sta accadendo in questi tempi,dove grazie alla democrazia i popoli europei guidati dai  loro governi corrotti,sono stati venduti ai banchieri illuminati ebrei.
Si signori questa è la democrazia,la libertà degli esseri inferiori e vili di poter agire,e questo lo vediamo ogni giorno.

white wolf







NOTA SULL'AUTORE:

Corneliu Zelea Codreanu, nacque il 13 settembre 1899 a Husi, una piccola città della Moldavia settentrionale Romena, I suoi seguaci erano soliti riferirsi a lui con l'appellativo di "Căpitanul" ("Il Capitano"). Fu il fondatore e capo carismatico del Movimento Legionario, dal 1930 conosciuto anche con il nome di Guardia di Ferro.


Il 24 giugno 1927, giorno di San Giovanni Battista, Codreanu convocò una riunione con i suoi più fedeli amici e diede vita alla Legione dell'Arcangelo Michele (Legiunea Arhanghelului Mihail). 

Il movimento legionario fu quanto di più lontano potesse esserci da un partito politico classico[12]. Sintesi di mistica del sacrificio e militarismo, attivismo e spirito comunitario, la Legione (che cambiò spesso nome a causa dei ripetuti scioglimenti imposti dal governo) fu portatrice di un'ideologia nazionalista, anticapitalista ed antibolscevica, che rappresentò ben presto un'attrattiva fortissima per studenti, intellettuali, contadini ed operai.



Codreanu insieme alla moglie Elena Ilinoiu.




 DEMOCRAZIA CONTRO LA NAZIONE
di Corneliu Zelea Codreanu



Vorrei presentare, nelle pagine che seguono, diverse conclusioni della mia esperienza quotidiana in modo tale che possano essere comprese da qualsiasi giovane legionario o operaio. Viviamo in abiti formali di democrazia. Sono giusti, mi chiedo? Non lo sappiamo ancora. Ma vediamo una cosa: sappiamo con precisione che una parte delle nazioni europee più grandi e più civili hanno scartato questi vestiti e ne hanno messi su alcuni nuovi.

Li hanno buttati perché erano buoni? Anche altre nazioni, compiono intensi sforzi per buttarli e cambiarli, perché? Puó essere che tutte le nazioni siano impazzite? Che solo i politici rumeni sono rimasti gli uomini più saggi del mondo intero? Sembra, non riesco a crederci abbastanza. Certo, chi li ha cambiati o desidera farlo, ha le sue ragioni.



Corneliu Zelea Codreanu



Ma perché dovremmo preoccuparci dei motivi di qualcun altro? Vediamo meglio le ragioni che porterebbero noi romeni a buttare questi vestiti di democrazia.


Se non abbiamo motivi per scartarli, se per noi sono adatti, allora dovremmo tenerli, anche se tutta l’Europa se ne disfacesse. Tuttavia, essi non sono buoni neanche per noi, perché:


1. La democrazia spezza l’unità del popolo romeno, dividendolo in parti, mescolandolo, e così esponendolo, diviso, ad affrontare il blocco unito della potenza giudaica in un momento difficile della sua storia. Questo argomento da solo è così grave per la nostra esistenza da costituire un motivo sufficiente per cambiare questa democrazia in favore di tutto ciò che può garantire la nostra unità: e cioè la nostra vita, perché la nostra disunione significa la morte.


2. La democrazia trasforma milioni di ebrei in cittadini romeni, rendendoli uguali ai romeni e dando loro pari diritti nello Stato. Uguaglianza? Su quali basi? Abbiamo vissuto qui per migliaia di anni, con l’aratro e con l’arma, con il nostro lavoro e il nostro sangue. Perché dovremmo essere uguali a quelli che sono qui da quasi 100, 10 o 5 anni? Guardando al passato, siamo stati noi a creare questo Stato. Guardando al futuro, siamo noi romeni a ricoprire l’intera responsabilità storica per l’esistenza della Grande Romania, loro non ne hanno alcuna. Come potrebbero gli ebrei essere resi responsabili di fronte alla storia per la scomparsa dello Stato romeno? Per riassumere: non hanno né pari meriti sul lavoro, sul sacrificio e la lotta che ha creato lo Stato, né paritá di responsabilità per il suo futuro. Uguaglianza? Secondo un’antica massima, l’uguaglianza significa trattare cose disuguali in modo diseguale. Su quali basi gli ebrei esigono parità di trattamento, diritti politici pari a quelli dei romeni?



3. La democrazia è incapace di continuità nello sforzo. Divisa in partiti che governano uno, due o tre anni, è incapace di concepire e realizzare un piano a lungo termine. Un partito annulla i piani e gli sforzi di un altro. Ciò che è stato ideato e costruito da uno oggi è demolito in seguito da un altro. In un paese in difficoltà di costruzione, il cui momento storico è la costruzione stessa, questo svantaggio della democrazia costituisce una minaccia. É come se i proprietari di una fattoria cambiassero ogni anno, ognuno dotato di diversi piani, eliminando ciò che hanno fatto i predecessori, compiendo il loro lavoro solo perché sia eliminato dal successivo proprietario che verrá un domani.



4. La democrazia rende impossibile al politico fare il suo dovere per la sua nazione. Un politico della più grande buona volontà diventa, in una democrazia, schiavo dei suoi sostenitori, o soddisfa i loro appetiti personali o distrugge il suo appoggio. Il politico vive sotto la tirannia e la minaccia permanente dell’agente elettorale. Egli è posto nella posizione di scegliere tra la rinuncia al lavoro della sua vita o la soddisfazione dei suoi sostenitori. E quindi il politico soddisfa i loro appetiti, non di tasca sua, ma dalla tasca del Paese. Egli crea posti di lavoro, posizioni, missioni, commissioni, prebende, tutti a pesare sul bilancio nazionale, che grava sempre di più sulle spalle sempre più chine del popolo.



5. La democrazia non è in grado di essere autorità. Le manca il potere di sanzione. Un partito, per paura di perdere i suoi sostenitori, non applica sanzioni contro coloro che vivono attraverso offerte commerciali scandalose facendo milioni, attraverso il furto o l’appropriazione indebita, e non applica alcuna sanzione nei confronti di avversari politici per paura che espongano i propri loschi affari e scorrettezze.




6. La democrazia è al servizio della grande finanza. A causa del sistema costoso e della concorrenza tra i vari gruppi, la democrazia ha bisogno di un sacco di soldi. Come naturale conseguenza, diventa schiava della grande finanza internazionale ebraica che la soggioga con la sovvenzione. In questo modo il destino di un popolo è consegnato nelle mani di una casta di banchieri.
 
 
 




ELEZIONE, SELEZIONE, EREDITÁ



Un popolo non è condotto secondo la sua volontà: la formula democratica; né secondo la volontà di un individuo: la formula dittatoriale. Ma secondo le leggi. Non parlo qui delle leggi fatte dall’uomo. Ci sono norme, leggi naturali della vita, e ci sono norme, le leggi naturali della morte. Leggi della vita e leggi della morte. Una nazione è diretta alla vita o alla morte secondo il suo rispetto per l’una o l’altra di queste leggi.


Rimane una domanda a cui rispondere: Chi, in una nazione, é in grado di capire o sapere intuitivamente queste norme? Le persone? La moltitudine? Se così fosse credo che ci si aspetterebbe troppo. Le moltitudini non capiscono leggi molto più semplici. Queste devono essere spiegate a loro da ripetute insistenze per poter essere comprese – sì, anche da una punizione, se necessario.


Ecco alcuni esempi di leggi che sono imperativamente necessarie per la vita delle persone, che le moltitudini capiscono solo con difficoltà: che in caso di malattia contagiosa, il malato deve essere isolato ed è necessaria una disinfezione generale; che la luce del sole deve entrare nelle case, quindi una casa dovrebbe avere grandi finestre; che se i bovini sono meglio nutriti e curati si ottiene di più per la nutrizione dell’uomo, ecc


Se la moltitudine non capisce o capisce solo con difficoltà diverse leggi che sono immediatamente necessarie per la sua vita, come si può essere immaginare che la moltitudine – che in una democrazia deve essere condotta attraverso sé stessa – possa comprendere le leggi naturali più difficili, oppure che sappia intuitivamente le norme più sottili e impercettibili di leadership umana, norme che si proiettano oltre la moltitudine stessa, la sua vita, la necessità della sua vita, o che non si applicano direttamente ad essa, ma ad una entità superiore, la nazione?

 



Per fare il pane, scarpe, aratri, agricoltura, guidare un tram, uno deve essere specializzato, non vi è alcuna necessità di specializzazione per quanto riguarda la guida più impegnativa, quella di una nazione? Non si devono possedere certe qualità?


La conclusione: un popolo non è in grado di governare sé stesso. Dovrebbe essere governato da una sua élite. Vale a dire, per mezzo di quella categoria di uomini nati nel suo seno che possiedono certe attitudini e specialità. Proprio come le api alzano la “regina”, un popolo deve innalzare la sua élite. La moltitudine allo stesso modo, nelle sue esigenze, fa appello alla sua élite, il saggio dello Stato.


Chi sceglie questa élite – la moltitudine? Sostenitori possono essere trovati per qualsiasi tipo di “idee” o voti per chiunque vada in corsa per una carica pubblica. Ma questo non dipende dalla comprensione della gente di quelle “idee”, “Leggi” o “candidati”, ma su qualcosa di completamente diverso: sull’abilitá degli individui nel vincere il favore delle moltitudini. Non c’è nulla di più capriccioso e instabile nelle opinioni della moltitudine. Dai tempi della guerra, questa moltitudine é stata, a sua volta, Averescana, liberale, nazionalista, Nazional-contadina, Iorgana, ecc salutando ciascuno solo per sputare su ognuno un anno più tardi, riconoscendo in tal modo il proprio errore, disorientamento e incapacità. Il suo criterio di selezione è: “Proviamone altri.” Così, la scelta è fatta non secondo il giudizio e la conoscenza, ma a casaccio e confidando nella fortuna.

 



Ecco due idee opposte, una che contiene la verità, l’altra la menzogna. La verità – che non puó essere che una – è richiesta. La questione è messa ai voti. Un’idea raccoglie 10.000 voti, l’altra 10.050. É possibile che 50 voti più o meno determinino o neghino la verità? La verità non dipende né da maggioranza né da minoranza, ma ha le sue leggi e ha successo, come si è visto, contro tutte le maggioranze, anche se fosse schiacciata.


Trovare la verità non può essere affidato a maggioranze, proprio come nel teorema di Pitagora, non può essere messa ai voti della moltitudine al fine di determinare o negare la validità; o semplicemente come un chimico che fa l’ammoniaca non ricorre alle moltitudini per mettere le quantità di azoto e idrogeno al voto; o come un agronomo, che ha studiato l’agricoltura e sue leggi per anni, non deve rivolgersi a una moltitudine cercando di convincersi della loro validità in base al suo voto.


Possono le persone a scegliere la propria élite? Perché allora i soldati non scelgono il migliore come generale?


Al fine di scegliere, questa giuria collettiva dovrebbe conoscere molto bene:


a) Le leggi di strategia, tattica, organizzazione, ecc


b) In che misura l’individuo in questione è conforme alle attitudini e alle conoscenze per queste leggi.


Nessuno può scegliere con saggezza, senza questa conoscenza. Se la moltitudine desidera scegliere la sua élite, deve necessariamente conoscere le leggi di leadership dell’organismo nazionale e in che misura i candidati sono adatti a questa leadership per qualitá e conoscenze di suddette leggi. Tuttavia, la moltitudine può non conoscere né le leggi, né i candidati. Ecco perché riteniamo che l’elite leader di un paese non può essere scelta dalla moltitudine. Cercare di selezionare questa élite è come determinare per voto di maggioranza chi debbano essere i poeti, gli scrittori, i meccanici, gli aviatori o gli atleti di un paese.





Così la democrazia, basata sul principio di elezione, scegliendo la sua stessa élite, commette un errore fondamentale da cui si evolve l’intero stato di male, il disordine e la miseria nei nostri paesi. Tocchiamo qui un punto cruciale, perché da questo errore di concezione democratica si puó dire che hanno origine tutti gli altri errori.


Quando le masse sono chiamate a scegliere la loro élite non sono solo incapaci di scoprire e di sceglierne una, ma inoltre scelgono, con poche eccezioni, il peggiore all’interno di una nazione.


Non solo la democrazia rimuove l’élite nazionale, ma la sostituisce con la peggiore all’interno di una nazione. La democrazia elegge uomini totalmente privi di scrupoli, senza morale, chi pagherà meglio, quindi quelli con un più alto potere di corruzione; maghi, ciarlatani, demagoghi, che eccellono nei loro campi durante la campagna elettorale. Diversi uomini buoni sarebbero in grado di infiltrarsi in mezzo a loro, anche politici di buona fede. Ma sarebbero schiavi dei primi.



La vera élite di una nazione sarebbe sconfitta, rimossa, perché si rifiuterebbe di competere su tale base; si ritirerebbe e rimarrebbe nascosta. Quindi, le conseguenze sono fatali per lo Stato. Quando uno Stato è guidato da una cosiddetta “elite” peggiore, più corrotta, più malsana, non è permesso ad una persona chiedere perché lo Stato è diretto verso la rovina?


Ecco allora la causa di tutti gli altri mali … immoralità, corruzione e lussuria in tutto il paese; furti e spoliazioni della ricchezza dello Stato; sanguinoso sfruttamento del popolo, povertà e miseria nelle sue famiglie, la mancanza di senso del dovere in tutte le funzioni; disordine e disorganizzazione dello Stato; l’invasione da tutte le direzioni di stranieri con i soldi, che vengono a comprare negozi in fallimento le cui merci sono state vendute per un piatto di riso. Il paese viene messo all’asta …


“Chi paga di più?” In ultima analisi questo è dove la democrazia ci sta portando.


In Romania, in particolare dopo la guerra, la democrazia ha creato per noi, attraverso questo sistema di elezioni, una “elite nazionale” di Romano-ebrei, basata non su coraggio, né amore di patria, né sacrificio, ma sul tradimento del paese, la soddisfazione di interessi personali, la tangente, il traffico d’influenza, l’arricchimento attraverso lo sfruttamento e l’appropriazione indebita, furto, codardia, e intrigo per abbattere qualsiasi avversario.


Questa “élite nazionale,” se continua a guidare questo paese, porterà alla distruzione dello Stato romeno, quindi, in ultima analisi, il problema che ha il popolo romeno oggi, dal quale dipendono tutti gli altri, è la sostituzione di questa élite finta con una vera, nazionale, basata sulla virtù, l’amore e il sacrificio per il paese, la giustizia e l’amore per il popolo, l’onestà, il lavoro, l’ordine, la disciplina, la contrattazione onesta e l’onore.


Chi è che fará questa sostituzione? Chi metterá questa vera e propria élite al suo posto di leadership? Io rispondo: chiunque, tranne la moltitudine. Ammetto qualsiasi sistema eccetto la “democrazia”, vedendo che uccide il popolo romeno.


La nuova élite romena, nonché qualsiasi altra élite nel mondo, deve essere basata sul principio della selezione sociale. In altre parole, una categoria di persone dotate di certe qualità che coltivano, è naturalmente selezionata dal corpo della nazione, e cioè dalla grande massa di contadini sani e operai, che è permanentemente legata alla terra e al paese. Questa categoria di persone diventa l’elite nazionale destinata a condurre la nostra nazione.

 


Quando è possibile che la moltitudine sia consultata, e quando deve esserlo? Essa dovrebbe essere consultata sulle grandi decisioni che riguardano il suo futuro, al fine di affermare la sua parola che ne sia capace o meno, che sia spiritualmente preparata o meno a seguire un certo percorso. Dovrebbe essere consultata sulle questioni che interessano il suo destino. Questo è ciò che si intende per la consultazione del popolo, non significa l’elezione di una élite da parte del popolo.


Ma ripeto la mia domanda: “Chi indica la posizione di ognuno all’interno di una élite, e chi conferisce un potere superiore? Chi stabilisce la selezione e consacra i membri della nuova élite?” Io rispondo: “L’elite precedente.”


Quest’ultima non sceglie né nomina, ma consacra ciascuno al suo posto per il quale egli stesso si é elevato attraverso la sua capacità e il valore morale. La consacrazione è fatta dal capo della élite in consultazione con la sua élite. Così una élite nazionale deve fare in modo di lasciare una élite che prenda il suo posto in ereditá, una élite che non si basa, comunque, sul principio di ereditarietà, ma solo su quello della selezione sociale applicata con il massimo rigore. Il principio di ereditarietà non è sufficiente di per sé. Secondo il principio di selezione sociale, continuamente rinfrescato da elementi all’interno delle profondità della nazione, una élite si mantiene sempre vigorosa.

Il principale errore storico è stato quello in cui una élite che è stata creata sulla base del principio di selezione, ha lasciato il giorno dopo il principio stesso che le ha dato la nascita, sostituendolo con il principio di ereditarietà consacrando così il sistema ingiusto e condannato di privilegi attraverso la nascita. E come una protesta contro questo errore, per la rimozione di un’élite degenerata, e per l’abolizione del privilegio per nascita, è nata la democrazia. L’abbandono del principio della selezione ha portato ad una élite falsa e degenerata, che a sua volta ha portato alla aberrazione della democrazia.


Il principio di selezione elimina allo stesso modo sia il principio di elezione che quello di ereditarietà. Si annullano a vicenda. Vi è un conflitto tra loro, in quanto o non vi è un principio di selezione, e in quel caso il parere e voto della moltitudine non importa, o questa vota taluni candidati e in questo caso la selezione non funziona più.


Allo stesso modo, se si adotta il principio della selezione sociale, l’ereditarietà non gioca alcun ruolo. Questi due principi non possono andare insieme a meno che l’erede corrisponda alle leggi della selezione.


E se una nazione non ha una vera élite – chi é la prima a designare la seconda? Rispondo con una sola frase che contiene una verità indiscutibile: in tal caso, l’élite reale nasce da una guerra con l’élite degenerata – quella falsa. E anche questo in base al principio di selezione.


Quindi, riassumendo, il ruolo di una élite è:


a) Guidare una nazione secondo le leggi di vita di un popolo.



b) Ereditare da una élite basata non sul ​​principio di ereditarietà, ma su quello della selezione, perché solo una élite conosce le leggi della vita e può giudicare fino a che punto le persone siano conformi con le attitudini e le conoscenze di queste leggi. É come un giardiniere che lavora il suo giardino e fa sì che prima di morire abbia un erede, un sostituto, poiché egli solo può dire che tra coloro che lavorano con lui, è il migliore per prendere il suo posto e continuare il suo lavoro. [...]
 
 

 

INDIVIDUO, COLLETTIVITÁ NAZIONALE, NAZIONE

 “I diritti umani” non sono limitati soltanto dai diritti degli altri esseri umani, ma anche da altri diritti. Ci sono tre entità distinte:

1. L’individuo.

2. L’attuale collettività nazionale, cioè la totalità di tutti gli individui di una stessa nazione, che vivono in uno Stato in un dato momento.

 3. La nazione, quella entità storica la cui vita si estende nel corso dei secoli e le cui origini giacciono nel profondo nella notte dei tempi, e con un futuro infinito.


Un nuovo grande errore della democrazia sulla base di “diritti umani” è quello di riconoscere e mostrare un interesse in una sola di queste tre entità, l’individuo, trascurando il secondo o ridicolizzando e negando il terzo.


Tutti questi hanno i loro diritti e i loro doveri, il diritto di vivere e il dovere di non violare il diritto alla vita degli altri due. La democrazia si prende cura di assicurare solo i diritti della persona. Ecco perché in democrazia si assiste ad una sovversione formidabile. L’individuo crede di poter invadere, con i suoi diritti illimitati, i diritti di tutta la collettività, che pensa di poter calpestare e rubare; di conseguenza, in democrazia, si assiste a questa scena straziante, questa anarchia in cui l’individuo non riconosce nulla al di fuori del suo interesse personale.


A sua volta, la collettività nazionale mostra una tendenza permanente a sacrificare il futuro – i diritti della nazione – per i suoi interessi attuali. Per questo motivo si assiste allo sfruttamento spietato e l’alienazione delle nostre foreste, miniere, riserve petrolifere, dimenticando che ci sono centinaia di generazioni romene, figli dei nostri figli a venire dopo di noi, che pure si aspettano di vivere e portare avanti la vita della nostra nazione. Questo sconvolgimento, questa violazione delle relazioni determinata dalla democrazia costituisce vera e propria anarchia, una sovversione dell’ordine naturale, ed è una delle cause principali dello stato di agitazione nella società di oggi.



L’armonia può essere ristabilita solo con la reintegrazione di un ordine naturale. L’individuo deve essere subordinato a un’entità superiore, la collettività nazionale, che a sua volta deve essere subordinata alla nazione. “I diritti umani” non sono più illimitati, ma limitati dai diritti della collettività nazionale, con questi a loro volta limitati da quelli della nazione. [...]



LA NAZIONE



Quando diciamo la nazione romena, intendiamo non solo tutti i romeni che vivono in uno stesso territorio, condividendo lo stesso passato e lo stesso futuro, lo stesso abito, ma tutti i romeni, vivi e morti, che hanno vissuto su questa terra fin dall’inizio della storia e che vivranno qui anche in futuro.


La nazione include:

1. Tutti i Romeni vivi.

2. Tutte le anime dei nostri morti e le tombe dei nostri antenati.

3. Tutti quelli che nasceranno Romeni.


Un popolo prende coscienza di sé quando raggiunge la consapevolezza di tutto questo, non solo delle proprie finalità.

La nazione possiede:

1. Un patrimonio fisico, biologico – la sua carne e il sangue.

2. Un patrimonio materiale – il suolo del suo paese e le sue ricchezze.

3. Un patrimonio spirituale che contiene:

a) Il suo concetto di Dio, del mondo e della vita. Questo concetto costituisce un dominio, una struttura spirituale. Le frontiere di questo dominio sono determinate da orizzonti raggiunti dalla luminosità del suo concetto. Esiste un paese dello spirito nazionale, un paese delle sue visioni ottenute dalla rivelazione o con i propri sforzi.


b) Il suo onore che splende nella misura in cui la nazione si è adeguata nel corso della sua storia alle norme derivanti dal suo concetto di Dio, del mondo e della vita.


c) La sua cultura, la resa della sua esistenza derivante dai propri sforzi nel campo delle arti e del pensiero. Questa cultura non è intemazionale. È l’espressione del genio nazionale, del sangue. La cultura è internazionale fino a dove la sua luminescenza può raggiungere, ma nazionale in origine. Qualcuno ha fatto un bel paragone: il pane e il grano possono essere internazionali come beni di consumo, ma portano ovunque il timbro della terra in cui sono cresciuti.


Ciascuno di questi tre patrimoni ha la sua importanza. Un popolo deve difendere tutti e tre. Il più importante è comunque il suo patrimonio spirituale, perché é il solo a portare il timbro di eternità, é il solo che dura per tutti i secoli. Gli antichi Greci non sono ricordati per la loro costituzione fisica – null’altro che cenere resta di questo – né le loro ricchezze materiali, se ne avessero avuta alcuna, ma per la loro cultura.



Un popolo vive in eterno attraverso la sua visione, il suo concetto di onore, e la sua cultura. Ecco perché i leader delle nazioni devono ragionare e agire, non solo in base agli interessi fisici o materiali del popolo, ma anche prendendo in considerazione il suo onore storico, i suoi interessi eterni. In altre parole, non il pane, ma l’onore a qualsiasi prezzo.


 Tratto da: Ai miei Legionari,di Corneliu Zelea Codreanu


 
 

3 commenti:

  1. ciao Wolf, un altro testo interessante che mette in discussione il valore della democrazia, in modo molto interessante, facendone una critica spietata e lucida è "la democrazia come violenza" di anonimo ateniese attribuito a Senofonte l'ultima edizione reperibile è della Sellerio del 1982, forse disponibile ancora in rete

    gigi

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  2. Non lo conosco ma vedro di leggerlo grazie del consiglio

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  3. Parole illuminanti che condivido.

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