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mercoledì 8 marzo 2017

Il supermercato dei corpi, dove i degenerati comprano i bambini





nota personale:

L'umanità sta scivolando lentamente nei profondi abissi dell'oscurità, gettata in questi inferi reali quanto terreni, da chi vuole dominarla e schiacciarla. I servi sciocchi che hanno scambiato il soddisfare le loro egoistiche perversioni, con le nuove regole da imporre con l'uso del vittimismo ipocrita alla società, sono solo strumenti in mano di chi li usa per scopi ancora più oscuri da quelli che già possiamo constatare; 
L'uomo ha ormai superato il punto del non ritorno, e per quanto sia difficile da esprimere la reale grave situazione in cui ci troviamo da quanto invece  è percepita da una massa inebetita da anni di propaganda, la situazione si può definire solo come la quiete prima della grande tempesta.

mercoledì 1 marzo 2017

Savitri Devi Mukherji, un' affascinante storia di resistenza ariana






di: Mauro Likar


Lo stupido non si cura di me, quando appaio in sembianza umana.

Bhagavad Gita, IX, verso 11


Se dovessi scegliere un motto, prenderei questo: “Puro, duro, sicuro” – in altri termini: inalterabile. Esprimerei così l’ideale dei Forti, di quelli che nulla abbatte, che niente corrompe, che niente fa cambiare; di quelli su cui si può contare, perché la loro vita è ordine e fedeltà, all’unisono con l’Eterno.

Savitri Devi, Souvenirs et réflexions d’une Aryenne


lunedì 1 febbraio 2016

L’Uomo originario e l’inizio dell’età paradisiaca






Di Michele Ruzzai

Nell’articolo precedente (“La fine dell’età primordiale e la Caduta dell’Uomo”) avevamo cercato di inquadrare il particolare momento preistorico che vide il passaggio dalla fase paradisiaca a quella post-edenica della nostra umanità, traendo in larga misura spunto da quanto hanno avuto modo di scrivere gli autori inseribili nel filone culturale del cosiddetto “Tradizionalismo integrale” come Julius Evola e Renè Guenon, ma anche nomi quali Ananda Kentish Coomaraswamy, Frithjof Schuon, Titus Burckhardt, in parte Mircea Eliade ed altri ancora.

martedì 12 gennaio 2016

La mitologia del Signore degli Anelli e i cicli cosmici - parte 2


da un saggio di J. Weidner ed S. Rose
Sintesi e traduzione di: Anticorpi.info
 


seconda parte


 Cosmologia di Tolkien.

Per avere un'idea più esaustiva della trilogia del Signore degli Anelli, è utile dare un'occhiata al mito della Creazione, secondo l'universo narrativo di Tolkien. Come documentato nel Silmarillion, dalla convergenza armonica dei Valar (Poteri Primari del Creatore) appare la visione creativa della Terra.

venerdì 30 ottobre 2015

Gaston Georgel: Dottrina dei cicli cosmici e movimento della Storia




"Gli storiografi dei secoli scorsi hanno considerato la teoria dei cicli cosmici come una superstizione occultista e l'hanno disprezzata. La loro ignoranza dei cicli è la conseguenza naturale del fatto che è impossibile verificare un fenomeno quando esso non è riproducibile più di una volta, dal momento che la durata di tale fenomeno riguarda un periodo troppo lungo di apparizione, in sproporzione quindi con la vita dell'osservatore, se non di tutta quella della sua razza"[1].

Dopo aver ricordato che, fino ad un'epoca abbastanza recente, la scienza ufficiale respingeva con disprezzo la teoria dei cicli, Luc Benoist si soffermò largamente sui lavori dello storiografo inglese Toynbee, il quale, senza riferirsi alla Tradizione, ha rinvenuto l'esistenza dei cicli sociali; da lì iniziò a germinare un certo interesse per la dottrina dei cicli, e a volte perfino un certa passione. La disgrazia, però, è che troppa gente si è messa a scrivere sul tema senza aver preso la precauzione di studiarlo seriamente, e da ciò è derivata una gran confusione che è ora di dissipare con un'esposizione succinta, ma chiara e precisa, della vera dottrina tradizionale dei cicli cosmici, nella maniera in cui la sto esponendo da più di 25 anni nelle mie differenti opere, scritte sotto la direzione dello stesso René Guénon.

giovedì 21 maggio 2015

Miguel Serrano su i protocolli dei savi anziani di Sion







Nel nazismo cileno, salvo Carlos Keller, non si aveva la minima idea del problema giudaico. Neppure lo stesso Capo possedeva un'educazione razziale, limitandosi tutti a ripetere ciò che arrivava dalla Germania. Non esisteva la possibilità, salvo eccezioni, di leggere libri non tradotti, come "II Mito del XX Secolo", di Alfred Rosenberg, le opere del teorico razzista Hans Gunther, la psico-etnologia di Ludwig Clauss, i lavori monumentali di Herman Wirth,  
"La Corte di Lucifero", "La Crociata contro il Gral", di Otto Rahn. Nessuno aveva sentito nominare Julius Evola e le sue dottrine esoteriche sulla razza fisica, la razza dell'anima e la razza dello spirito, esposte nei circoli intellettuali del fascismo italiano e nella sua rivista "Ur". Tra di noi non si conosceva neppure il libro "Razza Cilena", di Nicolas Palacios, quel Rosenberg cileno, al punto che "II Mito del XX Secolo" appare persino nei suoi difetti.
Nel numero 10 de "La Nueva Edad" incominciai a trattare per la prima volta il problema giudaico. Prima lo ignoravo. Quattro mesi dopo l’apparizione del numero iniziale, il 4 novembre del 1941, pubblicai li un articolo intitolato "I giudei invadono il Cile".

mercoledì 8 aprile 2015

Il Kālī yuga al quale siamo condannati









di: Eugenio Orso

Più che un’età di gestazione e trapasso, come scrisse Hegel, o l’epoca della compiuta peccaminosità, con Fichte, la nostra mi sembra l’annuncio del Kālī yuga finale, cioè l’avvio di un’epoca più che travagliata, caratterizzata da oscurità da un punto di vista spirituale (oscura è la dea Kālī), e da guerre sanguinose che potrebbero non risparmiarci (violenta è Kālī). Stiamo entrando a grandi passi, con buona probabilità, nell’ultimo yuga, cioè nell’ultimo periodo mondano, secondo la visione gli induisti, in cui la vita sarà a dir poco difficile. La mia sensazione è che sarà molto peggio di ciò che pensava lo stesso Julius Evola, in Rivolta contro il mondo moderno e nelle opere successive (Gli uomini e le rovine, ad esempio), in cui tracciava i contorni di un’epoca oscura – quella moderna – per certi versi corrispondente all’età del ferro di Esiodo e all’ultimo yuga indù.

I segnali del nostro Kālī yuga ci sono già tutti, non soltanto in altre aree geografiche del mondo, come il Medio Oriente e l’Africa settentrionale in fiamme, oppure nei Balcani profondi, ai confini con la Russia, ma anche qui, in Europa occidentale, in mezzo a noi. Quali sono questi segnali, percepibili con chiarezza nella “periferia” italiana dell’occidente neocapitalista? E’ appunto questo l’oggetto del post, che delinea i contorni del nostro prossimo Kālī yuga. Di seguito la risposta.