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lunedì 16 ottobre 2017

Austria: vince la destra e cresce l’estrema destra



In Austria vince la destra e cresce l’estrema destra (un campanello d’allarme per i globalisti)
I popolari di Kurz in testa con il 31,7%. Dietro testa a testa tra i socialdemocratici con il 26,8% e il Fpoe con il 26% “Viva Kaiser Sebastian!”. Gli austriaci hanno incoronato oggi il giovanissimo leader dei popolari alla guida del paese: a 31 anni Kurz si appresta a diventare il più giovane capo del governo in Europa.



Grazie ad una netta sterzata a destra e ad una campagna giocata sul contrasto all’immigrazione, in pochi mesi ha portato l’Oevp fuori da una profonda crisi verso il trionfo con il 31,7% dei consensi, guadagnando quasi l’8% rispetto alle elezioni del 2013. Un’impennata senza paragoni per un partito presente in Parlamento dal 1945.
Saranno invece i voti per corrispondenza a decidere il testa a testa per il secondo posto tra i socialdemocratici Spoe del cancelliere uscente Christian Kern (al 26,8%) e l’estrema destra Fpoe di Heinz Christian Strache (26%).




  Sebastian Kurz

Gli austriaci si sono recati alle urne in una splendida e calda giornata d’autunno. Il clima politico è diventato rovente poco dopo le 17, quando a urne chiuse sono uscite le prime proiezioni. La colonna turchese (il tradizionale nero dei popolari è stato rottamato dal giovane leader a favore di un colore più trendy, ndr) è schizzata oltre il 31%, quella rossa dei socialdemocratici e quella blu dell’ultradestra si sono fermate al 26%, quella verde è rimasta addirittura sotto la soglia del 4%. Per loro si tratta di un’amara sconfitta: per la prima volta – salvo sorprese dai voti per corrispondenza – gli ecologisti resteranno fuori dal Parlamento dall’ingresso nel 1986. I Verdi, che neanche un anno fa avevano festeggiato il successo di Alexander Van der Bellen alle presidenziali, hanno risentito soprattutto della scissione con il loro storico leader Peter Pilz, che con la sua nuova lista dovrebbe invece entrare nel Nationalrat. Stabili invece al 5% i liberali Neos.


Il cancelliere uscente Kern si è presentato alle telecamere ammettendo la sconfitta: «In Austria, come è già avvenuto in altri paesi europei, assistiamo a una forte svolta a destra che evidentemente non favorisce i movimenti socialdemocratici», ha detto, annunciando di voler restare in Parlamento anche se il suo partito dovesse passare all’opposizione.
Il cancelliere in pectore Sebastian Kurz ha invece esultato in un mare turchese. «Questo voto – ha scandito – è un chiaro mandato per realizzare le riforme e i cambiamenti voluti dai cittadini». «Kurz è il chiaro vincitore di questa tornata elettorale», ha commentato il presidente Van der Bellen, ricordando che il risultato definitivo sarà comunicato solo giovedì, dopo lo spoglio dei voti per corrispondenza.

Come già avvenuto nel duello tra Van der Bellen e Hofer, i voti per posta potrebbero favorire i partiti liberali, ma lo scenario politico ormai è definito. Kaiser Sebastian potrà scegliersi il suo partner di coalizione tra i socialdemocratici e l’estrema destra, potendo contare su una maggioranza che sfiora il 60%. Per il momento sembra molto più probabile un’alleanza con Strache (negli ultimi mesi le posizioni di Oevp e Fpoe si sono molto avvicinate), più difficile invece l’intesa con la Spoe, di certo non con un vicecancelliere Kern.

Fonte: Globalist


 Fpoe di Norbert Hofer


Nota: A proposito del giovane nuovo leader austriaco Sebastian Kurz, risulta interessante rileggere le dichiarazioni che questi ha rilasciato nel corso di una sua visita in Italia nel Marzo di quest’anno:

L’Italia deve smetterla con la sua politica delle porte aperte ai migranti. Deve smetterla di accoglierli, consentendo poi loro di risalire la penisola, per trasferirsi in altri Paesi del centro e del nord Europa. I profughi vanno fermati già sulle isole dove sbarcano e lì trattenuti, in attesa del loro rimpatrio, coatto o volontario”.
 
A rilasciare queste dichiarazioni era stato il ministro degli esteri austriaco Sebastian Kurz, in una lunga intervista al settimanale “Profil”.


Sembra che lo stesso ministro Kurz sia stato l’artefice della chiusura della rotta balcanica dei migranti, essendo riuscito nell’intento di mettere d’accordo tutti i Paesi dell’area, per evitare un rimpallo delle responsabilità. Nell’ultimo anno Kurz ha compiuto venti viaggi dalla Slovenia alla Grecia, passando per la Serbia, la Bulgaria e la Macedonia. Lo ha fatto da ministro degli esteri austriaco e, da gennaio, anche nella veste di presidente di turno dell’Osce. Il risultato è stato evidente in poco tempo: il flusso di profughi lungo quell’itinerario si è quasi prosciugato.

Naturalmente questo si è potuto ottenere anche grazie all’accordo con la Turchia ed ai miliardi promessi ad Ankara dalla Angela Merkel in cambio della chiusura delle frontiere, tuttavia anche senza l’intervento turco la strategia imposta da Kurz avrebbe retto: le migliaia di profughi che sono riusciti a passare prima che il governo turco chiudesse le porte sono rimasti bloccati a Idomeni o su qualche isola dell’Egeo.
 
 
Frontiera del Brenenro militarizzata

Adesso che Sebastian Kurz diventa primo ministro dell’Austria si può prevedere una inflessibile politica chiusura delle frontiere con l’Italia che rimarrà l’unico paese ad accogliere le masse di migranti senza limitazione alcuna. Attualmente queste masse di migranti stanno arrivando anche da Tunisia ed Algeria, nella nuova rotta, imbarcandosi, con l’aiuto delle solite ONG, da paesi che non sono in guerra ma si approfitta, visto che le autorità italiane non respingono i migranti clandestini ma piuttosto investono milioni di euro per la loro accoglienza ed il loro mantenimento a tempo indefinito.
Sarà forse Kurz a dare la stoccata definitiva alla politica migratoria pro invasione del Governo Italiano? In molti se lo chiedono ed i più nervosi in questo momento sono i politici italiani come la Bonino, Pisapia, il ministro Del Rio e la Boldrini, i quali, con la solita compagnia di giro e la benedizione del Papa Bergoglio, si impegnano a fare lo sciopero della fame per favorire l’approvazione dello “Jus Soli” prima che sia troppo tardi.



Luciano Lago

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